Nuoro in un sonetto

enrico costa 288Nel 1895 Enrico Costa (1841-1909), scrittore e giornalista sassarese, pubblicò due volumi che raccoglievano i suoi diversi componimenti poetici apparsi su giornali e riviste o già editi in altre pubblicazioni.
I due volumi, intitolati “In Autunno” e pubblicati dall’editore Giuseppe Dessì di Sassari nella collana “Biblioteca Sarda”, erano caratterizzati da una copertina con motivi sardi illustrata da Arthemalle, autore attivo in Sardegna che nel 1894, sempre per Dessì, aveva già illustrato i “Racconti Sardi” di Grazia Deledda.
Nel primo volume sono raccolte una serie di composizioni fra cui alcuni sonetti dedicati a dodici città sarde. Costa, che li definisce “12 vignette all’acqua forte”, pone l’accento, con toni satirici e sarcastici, su aspetti caratteristici delle singole città.
in autunno costa 286I sonetti, composti dopo un giro effettuato dall’Autore per tutta l’isola e pubblicati come “taccuino di un viaggiatore” per la prima volta nel 1882 nel giornale Serate letterarie di Cagliari, vennero successivamente riproposti su L’Avvenire di Sardegna.
La messa in caricatura delle città non fu sempre ben accolta e allo scrittore vennero mosse numerose critiche che, come scrisse Costa stesso, “mi attirarono addosso un mondo di chiacchiere, di malumori e di fastidi”.
Ogni sonetto è dedicato a un personaggio della città in questione e quello sulla città di Nuoro, ad esempio, è dedicato a Sebastiano Satta.

Ma eccolo il sonetto su Nuoro:

Figlia de la montagna, e madre amata
Di figli irrequieti e turbolenti,
In balia di sé stessa è abbandonata
La città de le lotte e dei lamenti

Ha vini che stramazzano un beone,
Ed uomini più forti assai del vino;
A lei donò il Governo una Prigione
E la natura un sasso ballerino.

Amor fornì le donne d’un corsetto,
Che chiuder finge, e provoca all’uscita
I due tesori del ricolmo petto

Sarei per essi un grassator crudele,
Pronto al ricatto, e a rinunziar per vita
Al vin d’Oliena, all’aranciata e al miele!

Costa non manca di citare quelle che dovevano essere le “attrazioni” di Nuoro alla fine dell’Ottocento: la prigione governativa, la famosa “Rotonda” che dominava l’abitato, la pietra ballerina che, però, come scrive lo stesso Costa “da pochi anni non balla più: forse perché disgustata dai mille tormentatori che le ponevano le mani addosso” e l’”aranciata”, il tipico dolce nuorese a base di scorze d’arancia candite nel miele.

Costa, poi, sottolinea con i suoi versi quanto sia rimasto colpito dal petto provocante delle nuoresi, al punto che per tanto ben di Dio sarebbe stato disposto a rinunciare al vino di Oliena e persino a vestire i panni del grassatore.

A leggerlo oggi il sonetto mostra una qualche attualità, soprattutto nella prima quartina che sottolinea turbolenze, lotte e lamenti: tutta “merce” che a Nuoro non è mai scarseggiata!

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