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Nivola e “Il sovversivo” Serantini

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Copertina de “Il sovversivo” nella prima edizione Einaudi del 1975

Costantino Nivola non smette di stupire. Nonostante sia scomparso da più di trent’anni, continua ad appassionare con novità e inediti che riemergono dall’oblio.

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Copertina de “Il sovversivo” 2019 con disegni di Nivola

E’ il caso della nuova edizione del volume “Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini” del giornalista Corrado Stajano (il Saggiatore 2019), pubblicato originariamente nel 1975.

Il volume, a suo tempo, rappresentò un vero e proprio atto di denuncia riguardo la morte del giovane anarchico sardo Franco Serantini, morto a Pisa quando aveva 21 anni, il 5 maggio del 1972, e diede vita a numerose iniziative di protesta, finalizzate al raggiungimento della verità sugli eventi.

Scesero in campo artisti, come Dario Fo, e non mancarono le ballate popolari di denuncia, cantate nelle numerose manifestazioni che spontaneamente si svolsero a Pisa e in tutt’Italia.

Serantini era nato a Cagliari nel 1951, figlio di N.N., come si usava scrivere allora nei documenti di nascita e morì a seguito delle percosse della polizia. L’esame necroscopico sul corpo di Serantini evidenziò un feroce accanimento da parte di almeno dieci poliziotti che, con i calci dei moschetti, i manganelli, gli scarponi, i pugni lo massacrano. Con ferocia e crudeltà riversarono su quel povero ragazzo tutta la loro furia e le loro frustrazioni.

La nuova edizione del libro di Stajano ha la particolarità di essere stata “appuntata” da Costantino Nivola che, con la sua matita, ha creato alcune immagini che danno vita e corpo al testo scritto da Stajano.

Sono disegni che Nivola inserisce negli spazi bianchi della copia del libro in suo possesso: disegni che riempiono e commentano visivamente una vicenda che aveva fortemente colpito l’artista.

Ed ecco allora Nivola che ripropone il suo tratto scarno, fatto di pochi e incisivi segni in bianco e nero, in grado di raccontare, però, una triste vicenda in tutta la sua drammaticità.

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Litografia di Nivola per l’anarchico Schirru

Nivola riprende dal suo vissuto quanto aveva già realizzato nella celebrazione dell’anarchico Schirru (Michele Schirru, il giovane sardo rientrato nel 1931 dagli Stati Uniti dove era emigrato, con il preciso intento di uccidere Mussolini e che, una volta catturato dalla polizia fascista, per vendicare “l’offesa” di chi voleva attentare alla vita del duce, venne fucilato da un plotone d’esecuzione composto da soli militi sardi) e riprende ritmi e motivi dei disegni realizzati in occasione delle contestazioni studentesche di Chicago nel ‘68.

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Disegno di Nivola per i fatti di Chicago del ’68

La scoperta dei disegni su Serantini realizzati da Nivola nel 1977, non aggiunge nulla al percorso dell’Artista; rappresenta, però, una ulteriore dimostrazione dell’attenzione riservata da Nivola a quelle situazioni che avevano la forza e il coraggio di contestare il potere e combattere le diseguaglianze.

I disegni dedicati a Serantini (come quelli su Schirru e quelli di Chicago) dimostrano anche la chiara volontà di Nivola di lasciare una traccia, una memoria, su fatti e avvenimenti “scomodi” che in maniera molto sbrigativa si era cercato di sminuire o occultare. Un vero e proprio atto di denuncia a favore di quella “verità” che sempre deve rappresentare l’obiettivo primario della giustizia.

E a rileggere oggi il libro di Stajano corredato dai disegni di Nivola si prova ancora un certo disagio, per la vicenda specifica di Serantini, morto a 21 anni nel 1972, e per tutte le vicende dei nostri giorni che la lettura evoca (Caserma Diaz, Aldrovandi, Cucchi, ecc.) e che, oggi come allora, attendono quella “verità” che troppo spesso, purtroppo, tarda ad arrivare.

Disegni di Nivola per la nuova edizione de “Il sovversivo”

 

 

Michele Schirru e Costantino Nivola: idee di libertà

Nel 1931 Michele Schirru, anarchico sardo originario di Padria (SS), residente negli USA, partì dall’America per l’Italia con la precisa intenzione di assassinare Mussolini.

Michele Schirru

Michele Schirru

Per una serie di vicende Schirru fu scoperto e arrestato dalla polizia fascista prima che potesse attuare il suo proposito.

Dopo un processo farsa che trascurò i più elementari diritti legali (durante la cattura, tra l’altro, Schirru fu gravemente ferito), l’anarchico fu condannato a morte per fucilazione. L’esecuzione della sentenza avvenne ad opera di un plotone di esecuzione composto esclusivamente da militari sardi che, così, salvarono “l’onore” della Sardegna, offesa dal tentativo di Schirru.

La vicenda di Schirru lasciò un segno profondo nell’artista Costantino Nivola che in un certo qual modo si identificava con l’anarchico: entrambi sardi, entrambi vicini alle idee libertarie e antifascisti convinti, entrambi emigrati negli Stati Uniti.

Non è un caso, quindi, se negli anni ’70, quando l’artista decide di onorare la memoria di Schirru, nei numerosi schizzi e disegni che realizza, la figura dell’anarchico sia spesso rappresentata proprio da un autoritratto di Nivola.

L’idea di Nivola era di realizzare una sorta di quadro storico che recuperasse dall’oblio la figura dell’anarchico, sconosciuta ai più e che rischiava di essere dimenticata.

Nivola esegue numerosi disegni e schizzi preparatori, col pensiero rivolto a un’opera monumentale che ricordasse degnamente Schirru e che imprimesse nella memoria l’orrore del plotone di militari sardi, accorsi in massa, per eseguire la fucilazione del conterraneo “traditore”.

I disegni di Nivola, nel 1977, vennero esposti alla galleria Il Segno di Roma, ma rimasero allo stato embrionale rispetto al progetto destinato a esaltare la figura di Schirru.

nivola schirru (13bis)L’unica cosa definita e giunta a compimento di quel ciclo di disegni è una litografia (sempre del 1977) che raffigura la scena del processo a Schirru, ambientato nel foro romano dominato da rovine classiche e da una lapide che riprende un brano del discorso che Cicerone, nel 54 a.C., pronunciò contro i sardi e in difesa di Scauro.

È la stessa ambientazione che compare in numerosi disegni e schizzi, con l’imputato in piedi, al centro della scena, i giurati pronti a condannarlo e i sardi, chiamati per la fucilazione che, in attesa della sentenza farsa, organizzano una sorta di fiera paesana, con tanto di maiali e agnelli squartati approntati per il banchetto.

foto 113 nivola dicomano 5 novembre 2011 028Durante le ricerche per il mio libro “Il Nivola ritrovato” (Nardini Ed., 2012), ho avuto modo di visionare e descrivere uno dei disegni realizzati da Nivola per ricordare Schirru. Il disegno, come riportato nella dedica autografa di Nivola, era definito come un “mancato tentativo di esprimere l’epica storia di un sardo”. Una dedica amara che, ancora una volta, sottolineava la scarsa attenzione che un progetto di Nivola aveva incontrato tra le istituzioni e che si andava ad aggiungere alle delusioni che, proprio in quegli anni, erano giunte dalla bocciatura dei progetti per i monumenti a Gramsci e alla Brigata Sassari, rifiutati dai comuni di Ales e di Sassari.

Storie di emigrazione e d’anarchia

Di Ezio Taddei (1895-1956), scrittore livornese, anarchico e antifascista, si conosce poco, visto che i suoi libri non sono stati ristampati. Basti pensare che quella che è considerata la sua opera più importante, “Il pino e la rufola”, uscito originariamente nel 1945 negli Stati Uniti con il titolo “The Pine Tree and the Mole”, è stato pubblicato in Italia solo nel 2004 grazie alla casa editrice Spoon River di Torino.
Taddei ha avuto una vita avventurosa (si rimanda a: http://it.wikipedia.org/wiki/Ezio_Taddei), fatta di prigionia nelle carceri fasciste, di emigrazione negli USA, di impegno sociale accanto ai diseredati.
Esiste una biografia scritta da Domenico Javarone (Vita di scrittore (Ezio Taddei), Macchia Ed.,  1958), che racconta le mille traversie che Taddei ha dovuto affrontare nella sua travagliata esistenza.
Proprio Javarone racconta della militanza anarchica di Taddei negli USA e della stretta collaborazione con Carlo Tresca, editore del giornale anarchico Il Martello, ed impegnato attivamente nel cercare di fermare i tentativi da parte di Benito Mussolini di organizzare gli immigrati italiani in gruppi di appoggio al Fascismo.
Pare che proprio questo sia stato il motivo per cui nel 1943 Tresca venne assassinato. Un omicidio questo sul quale Taddei svolse una sua personale indagine dove individuava come responsabili i mafiosi Carmine Galante e Frank Garofolo, ipotizzando un mandato diretto di Mussolini. (l’inchiesta di Taddei sul caso Tresca è stata ristampata nel 2006 dalle EdizioniIl Grappolo).
Nel suo libro, raccogliendo la testimonianza di Taddei, Javarone descrive la scena dell’omicidio di Tresca e racconta che i primi ad accorrere furono lo stesso Taddei e lo scultore sardo Costantino Nivola.
Una testimonianza questa sullo stretto legame tra Taddei e Nivola e tra Nivola e gli ambienti anarchici e antifascisti americani.
Non a caso uno dei libri pubblicato da Taddei in America è illustrato proprio da Costantino Nivola.

Il volume, “Parole collettive”, che fu pubblicato nel 1941 dalla S.E.A. di New York in italiano con una lettera di Taddei dal carcere di Civitavecchia e la prefazione di Alfredo Segre, raccoglie sette racconti di Taddei ed ha la copertina e sette illustrazioni interne di Nivola.
La copia in mio possesso riporta la dedica autografa di Taddei a Adrianne Foulke che, nel 1942, firmerà la prefazione all’edizione in inglese del libro, apparso nella traduzione di Frances Keene con il titolo “Hard as Stone”.

Rispetto all’edizione in italiano la copertina dell’edizione inglese non è più illustrata e non è stata inserita la lettera dal carcere di Civitavecchia.
Allegate alla copia in mio possesso, due note dattiloscritte, di Arturo Giovanniti e di G.A.Borgese, datate 1940, che incoraggiano Taddei alla pubblicazione di un testo incentrato sul crudo realismo e  “dove si raggiunge il limite estremo della letteratura nuda e feroce”.
Una nota che riassume l’essenza dei racconti di Taddei, sempre scarni, scritti con un linguaggio poco incline a travisare una realtà popolata da emarginati, diseredati e figure ai margini della società, impegnate in una continua lotta quotidiana, per la sopravvivenza, ma anche per la libertà.