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REMO BRANCA E LA “BIBLIOGRAFIA DELEDDIANA”

bibliografia deleddiana copertina 079  Remo Branca (Sassari 1897 – Roma 1988), artista, scrittore e critico cinematografico, frequentò la scrittrice Grazia Deledda con la quale intrattenne un solido rapporto d’amicizia. Grande conoscitore della Deledda, Branca, nel 1938, due anni dopo la morte della scrittrice, pubblicò il volume “Bibliografia Deleddiana” per le edizioni “L’Eroica” di Milano.
Il volume, oltre a rappresentare un vero atto di venerazione di Remo Branca verso Grazia Deledda, analizza in maniera puntigliosa tutti i lavori della scrittrice (“350 novelle … 30 racconti … 8 fiabe … poco più di 15 bozzetti … 35 romanzi”), fornendo una bibliografia esaustiva, arricchita da un’appendice che raccoglie l’elenco completo (oltre 250 scritti) delle recensioni che, a partire dalla prima del 1889, furono dedicate alle opere della Deledda.
bibliografia deleddiana ritratto 1890bibliografia deleddiana ritratto BrancaIl volume (la copia in mio possesso riporta la dedica autografa di Branca a Ugo Ojetti) contiene la riproduzione di una stampa del 1890, che costituisce il primo ritratto (bruttino) pubblicato della scrittrice, e un disegno di Branca (bruttino anche questo) che mostra la Deledda quando aveva 65 anni. Nel libro sono intercalate, inoltre, alcune tavole con disegni di Remo Branca raffiguranti importanti luoghi deleddiani legati a Nuoro e ad alcune località dell’interno della Sardegna che hanno inciso fortemente nell’ambientazione dei romanzi della scrittrice.
Eccoli questi disegni, riprodotti con le didascalie descrittive compilate da Branca per meglio comprendere i luoghi e il peso che questi hanno avuto nell’ispirare la vena narrativa di Grazia Deledda.

bibliografia deleddiana copertina 081bibliografia deleddiana copertina 082bibliografia deleddiana copertina 083bibliografia deleddiana copertina 084bibliografia deleddiana copertina 085bibliografia deleddiana copertina 086bibliografia deleddiana copertina 087

1911: nasce “L’ EROICA”

il primo numero de L'Eroica del 1911

La rivista “L’Eroica”, fondata aLa Spezia nel 1911 da Ettore Cozzani e Franco Oliva, spicca nel panorama del Novecento italiano per il vasto dibattito culturale che riuscì a sviluppare.
Nata per affermare la supremazia della creatività rispetto all’invadenza  della riflessione critica, puntò molto sull’impegno “artigianale” dei diversi collaboratori, in contrapposizione al rischio di appiattimento del gusto nella società industriale.
La veste grafica e l’uso di xilografie originali, dunque, assunsero molta importanza, diventando la caratteristica più saliente della rivista  ed elemento qualificante dei contenuti.

1915: numero dedicato agli xilografi italiani

La scelta della xilografia non fu casuale. Tra le pratiche incisorie, infatti, è la più antica e la più “naturale”. Lascia intravedere la venatura del legno e il “tratto” dell’artista che, con la sgorbia, crea le matrici per l’incisione.
In questa riscoperta della xilografia, “L’Eroica” rientra in quel filone che, già dalla fine dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente delle secessioni e del modernismo europeo, aveva rivalutato tale tecnica, relegata, prima di allora, a livello di arte popolare.
L’Eroica conosce due periodi ben distinti: il primo dal 1911 al 1915, sicuramente più interessante per qualità

Numero dedicato a Remo Branca

artistica e dibattito estetico e ideologico. Il secondo dal 1919 al 1944 dai connotati più conservatori.
I primi numeri della rivista sono dominati dalla figura di Adolfo de Carolis, autore di incisioni caratterizzate da raffinati preziosismi neo-rinascimentali. In questo periodo collaborano alcuni artisti, come Francesco Nonni, Carlo Turina, Mario Reviglione, Benvenuto Disertori e l’austriaco Franz von Bayros, molto vicini allo stile di de Carolis. Non mancano, comunque, contributi di artisti più orientati verso il modernismo, quali Felice Casorati, Arturo Martini-Della Valle, Gino Carlo Sensani, Guido Marussig, Giulio Aristide

Fascicolo dedicato a Stanis Dessy

Sartorio,  se non addirittura caratterizzati in senso più espressionista, come Emilio Mantelli, Lorenzo Viani, Gino Rossi, Moses Levy.
Nel dibattito culturale sulla rivista, le due tendenze si scontrano e, nel 1914, si viene a creare una divergenza insanabile tra i seguaci di De Carolis e i promotori della nuova espressività che fanno capo a Emilio Mantelli, divergenza che si incentra proprio sull’uso del mezzo tecnico della xilografia. Il gruppo “secessionista” riesce a prevalere e un articolo di Ettore Cozzani sancisce l’insofferenza nei confronti della xilografia usata come mezzo di riproduzione di

Fascicolo dedicato a Mario Delitala

un disegno chiaroscurato e dai contorni molto netti, a prescindere dalle caratteristiche intrinseche del materiale e dei mezzi.
Lo “spartiacqua” tra la scuola di De Carolis e il nuovo gruppo di xilografi, è costituito dal Fascicolo de L’Eroica di Gennaio/marzo del 1915, dedicato agli xilografi italiani, e impreziosito dalle xilografie originali di Lorenzo Viani, Alberto Caligiani, Mario Mossa de Murtas, Nicola Galante, Guido Marussig, Arturo Martini della Valle, Giulio Guerrieri, Emilio Mantelli, Felice Casorati, Moses Levy, Antonio Antony de Witt, Gino Carlo Sensani, M.Benvenuto Disertori, Giuseppe Biasi.
Come si può notare, nella schiera dei “secessionisti”, c’erano anche i sardi Mossa de Murtas e Biasi la cui collaborazione a L’Eroica, comunque, si limitò esclusivamente a questo numero.
Con la ripresa delle pubblicazioni nel 1919, L’Eroica abbandonò, in parte, lo spirito che l’aveva animata nei primi anni, anche se continuerà a mantenersi fedele al suo antiavanguardismo.
Cozzani diventa promotore instancabile della rivista, coinvolgendo artisti e autori italiani e non.
Tra i tanti collaboratori si distinguono i sardi, Mario Delitala, Stanis Dessy e Remo Branca che vedranno pubblicate in più occasioni le loro incisioni ed ai quali saranno dedicati anche alcuni fascicoli monografici: Tale affermazione porterà critici ed estimatori a parlare apertamente di una “Scuola sarda” per quanto rigurda la xilografia.
La rivista è stata pubblicata fino al 1944 per un totale di 310 numeri e, come ha scritto Ralph Jentsch, “rappresenta un monumento editoriale, un repertorio fondamentale per osservare i mutamenti dello stile e l’oscillazione del gusto in un trentennio, oltre a permetterci la riscoperta appassionata di tanti artisti dimenticati”.