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Costumes

costume pauli latino 002costume fonni 004La passione e la curiosità mi hanno portato, negli anni, a sviluppare una particolare attenzione per tutto quello che “racconta” qualcosa della Sardegna.
Libri, quadri, ceramiche, cartoline, sono sempre, sistematicamente, vagliati, sia che si tratti della bancarella di un mercatino piuttosto che lo scaffale di una libreria.
costume fonni 001costume ozieri 011Da qualche anno le possibilità si sono enormemente ampliate grazie a internet che, però, avendo allargato a dismisura il numero dei ricercatori, ha reso molto più difficile la possibilità di reperire oggetti interessanti.
Tra le ultime cose, “viaggiando” su internet, ho scovato un lotto di 14 fotografie di costumi sardi, sicuramente risalenti alla seconda metà dell’800, quando la costume oristano 010fotografia costume nuoro 012costume desulo005costume desulo 008muoveva i primi passi.
Si tratta di piccole foto (cm 6 x 10,5) “formato visita”, applicate su cartoncino rigido. Non riportano alcuna indicazione del fotografo che le ha realizzate e, nel retro, una scritta a matita indica la località a cui il costume si riferisce.
Tutte le foto sono a figura intera, esclusa una scattata a distanza ravvicinata. Solo una foto presenta evidenti danni, le altre costume nuoro 009costume cagliari rigattiere 014sono in ottime condizioni.
Tutte le foto sono colorate a mano.
Con molta probabilità sono da far risalire allo studio fotografico di Eugenio Aruij, attivo a Cagliari intorno al 1860, di cui si conoscono alcune foto simili a quelle da me acquistate e che era conosciuto costume nuoro 003costume cagliari 006proprio per le sue foto colorate a mano.
Altro fotografo attivo a Cagliari nello stesso periodo era Agostino Lay Rodriguez. Anche lui si cimentava nelle foto “formato visita” utilizzando la tecnica “a doppio fondo e colorito istantaneo” che permetteva di applicare una speciale costume aritzo 013costume sedilo 007vernice rossiccia al viso e alle mani dell’immagine.
Occorre segnalare, comunque, che una delle foto in mio possesso (costume di Oristano) è stata pubblicata nel volume “Visioni di Sardegna” di Oliviero Maccioni (Edizioni 3T, Cagliari 1983) ed è attribuita a Giuseppe Luigi Cocco, chimico e farmacista, uno dei pionieri della fotografia a Cagliari, che iniziò l’attività di fotografo nel 1866 e che, tra alterne vicende, proseguì sino al 1878.
Le Foto (da sinistra a destra) si riferiscono ai costumi di: Paulilatino, Fonni maschile, Ozieri,  Fonni femminile, Oristano, Nuoro bambina, Desulo, Desulo, Nuoro maschile, Rigattiere Cagliari, Nuoro bambino, Cagliari, Aritzo, Sedilo.

Il costume di Orani: immagini e storia

Giuseppe Cominotti giunse in Sardegna nel primo Ottocento in quanto funzionario del Ministero dei Lavori Pubblici, addetto al servizio ponti e strade.
Cominotti, nato a Cuneo nel 1792, e morto a Torino a soli 41 anni nel 1833, soggiornò diversi anni in Sardegna stringendo, tra l’altro, un solido rapporto d’amicizia con il Conte Alberto della Marmora.
Fu proprio Alberto della Marmora che affidò a Cominotti la realizzazione di alcune tavole per illustrare la prima edizione della sua opera Atlas du voyage en Sardaigne, pubblicato in Francia nel 1826.

Cominotti 422Sempre in quegli anni (tra il 1822 e il 1826), Cominotti realizzò una serie di acquerelli che riproducevano diversi costumi sardi, soprattutto del sassarese. Questi acquerelli, conservati presso la Biblioteca universitaria di Cagliari, costituiscono un album di 30 pagine che, nel 1963, con prefazione di Francesco Alziator, è stato pubblicato in volume dall’editore De Luca di Roma.

Cominotti 422 bisLa Raccolta Cominotti (questo il titolo del libro) costituisce un importante testimonianza per quanto riguarda l’abbigliamento sardo di inizio ‘800, ma anche un prezioso reperto per alcuni usi e costumi evidenziati nelle singole tavole. L’ultima tavola della Raccolta Cominotti raffigura 18 personaggi in costume. Tra questi anche il costume maschile di Orani che, essendo la tavola datata “maggio 1826”, è sicuramente la più antica rappresentazione del costume oranese che si conosca.
La figura è molto piccola, ma si possono distinguere alcuni dettagli abbastanza strani per il costume di Orani: il cappotto con cappuccio, bordato d’azzurro, e il copricapo rosso invece della “berritta” nera, sono capi d’abbigliamento non proprio tipici del tradizionale costume oranese.

illustrazione popolare 423 bisUn po’ più veritiera appare una incisione pubblicata sul periodico L’Illustrazione Popolare dell’11 giugno 1871. L’immagine raffigura un gruppo di persone con i costumi di Bono, Nuoro, Dorgali e Orani. Per quanto riguarda Orani (il gruppo con uomo, donna seduta e bambina, a sinistra) viene data la seguente descrizione: “La ragazzina ha il corpetto scarlattino, busto verde con striscia rossa, veste rosso scuro, grembiale bianco; la madre vestita a festa, porta l’immancabile benda bianca, maniche scarlatte, corpetto color caffè scuro con strisce rosse, fascia d’oro e veste nera a piccolissime pieghe; L’uomo che s’appoggia alla sua sedia è senza capotto; ha il corsetto rosso con le mezze maniche bleu, brache bianche, calze e rocchetto neri”.

orani 066orani costume 089Con l’avvento della fotografia le testimonianze diventano più precise e i costumi diventano soggetti importanti per la nascita delle cartoline illustrate.
Le immagini qui riprodotte risalgono agli ultimi anni dell’800 e sono opera dello stabilimento fotografico Zonini di Sassari.

colucci 417Una bella testimonianza “dal vivo” del costume di Orani è quella trasmessaci dal pittore Guido Colucci (1877-1949) che ebbe modo di visitare la Sardegna nel 1928 e di eseguire una serie di disegni e acquerelli che poi trasformò in incisioni. colucci 419L’esperienza di Colucci è raccontata con dovizia di particolari nel volume “Guido Colucci e l’abbigliamento tradizionale della Sardegna”, curato da Flavio Orlando e pubblicato dall’Editore Carlo Delfino di Sassari nel 1998.

colucci 420Colucci a Orani fu ospite del collega artista Mario Delitala, e proprio in casa di Delitala ebbe modo di eseguire gli schizzi del costume di Orani indossato, come risulta dagli appunti manoscritti, dalla signora Daniela Borrotzu. Colucci, con molta maestria, rende benissimo gli aspetti cromatici e le decorazioni del corpetto. Da tali disegni ricavò anche un’incisione che faceva parte di una raccolta di 50 costumi sardi, stampata per la prima volta nel 1936 e acquistata dal Museo Etnografico di Roma (http://www.repubblicaletteraria.net/Colucci/incisioni1/costumi_Sardegna1.htm).

Riccardo De Bacci Venuti, “aristocratico artista”

Nel 1928, Amerigo Imeroni pubblicò il volume “Piccole Industrie Sarde”, con copertina di Tarquinio Sini, dedicato all’artigianato isolano: un primo tentativo di valorizzare quanto di meglio la tradizione dell’isola proponeva in fatto di oreficeria, tessitura, intaglio, ceramica, ecc.
La copia in mio possesso riporta una dedica autografa, datata 1932, di Imeroni a Riccardo De Bacci Venuti: “Al chiarissimo Prof. Riccardo De Bacci Venuti aristocratico artista, omaggio affettuoso del democratico autore”.
Riccardo De Bacci Venuti, artista e, soprattutto, restauratore, era figlio di Gualtiero, anche lui pittore che, alla fine dell’800 aveva goduto di una certa notorietà come autore di quadri storici.
Riccardo, invece, aveva iniziato la sua attività di restauratore, in giro per l’Italia e all’estero, negli anni antecedenti alla Prima Guerra mondiale per conto del Ministero della Pubblica Istruzione.
Tale attività, tra il 1933 e il 1934, lo portò anche in Sardegna, dove intervenne su diverse opere presso il Museo Sanna di Sassari.
Parallelamente all’attività di restauratore, De Bacci Venuti continuò a dipingere e prese parte a diverse manifestazioni artistiche sul territorio nazionale esponendo i suoi quadri.
Testimonianza della permanenza in Sardegna è un olio su cartone in mio possesso, datato 1933, che raffigura una giovane donna con indosso il costume di Desulo.
Si tratta di un’immagine stereotipata, tipica di quella corrente folklorica da “strapaese” che in quegli anni aveva un certo successo. La raffigurazione della ragazza in costume con atteggiamento sorridente e disincantato, richiama anche le raffigurazioni fotografiche delle cartoline dell’epoca.

Il dipinto, comunque, fa intravvedere un’indubbia conoscenza tecnica e il quadro ha una certo fascino, anche per via della cornice originale, intagliata con motivi tradizionali sardi, che ricorda quelle della Bottega Margelli di Sassari, utilizzate soprattutto per incorniciare le piastrelle di Edina Altara.