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Mario Delitala e la pubblicità

Una cartolina pubblicitaria spedita da Cagliari a Ballao nel 1937 riproduce un dipinto di Mario Delitala. Come riportato nel frontespizio della cartolina, il quadro risulta “espressamente eseguito per la Ditta Ing. F.Sisini Macchine per l’Agricoltura“ con sede a Sassari , Cagliari e Oristano.
Il dipinto, utilizzato sempre dalla ditta Sisini per un manifesto del 1913 è contemporaneo della tempera “Il guardiano della vigna” che Delitala realizzò per la ditta vinicola Zedda-Piras, e che ancora oggi è utilizzato nell’etichetta del “filu ferru”, la tipica grappa isolana.

Su Postu: agorà di Orani

C’è una piazza a Orani dedicata a Giuseppe Mazzini che, però, tutti in paese conoscono come Su Postu.
Su Postu è una piazza importante per Orani e, da sempre, accoglie la cerimonia religiosa de “S’Incontru”, quando due processioni , una con la Madonna e l’altra con il Cristo risorto, in un turbinio di fucilate a salve (?), si incontrano nel momento di massima celebrazione della Pasqua.
Ed è importante Su Postu perché proprio da lì, da un paio d’anni, è partito il progetto “Orani pergolato”, ideato dall’artista Costantino Nivola negli anni ’50.
Sulla piazza de Su Postu, poi, si affacciano le abitazioni di altolocate famiglie oranesi, da tempo residenti a Casteddu, e si affaccia la casa di Mario Delitala, artista di primo piano, che di Orani ha dipinto ogni angolo, compreso Su Postu che, comodamente, vedeva dalla sua finestra.
Bene ha fatto, dunque, Bastiana Madau a scegliere Su Postu per la splendida rassegna #QuFestival #QuandoTutteLeDonneDelMondo che ancora oggi (sabato 19 settembre) e domani (domenica 20 settembre) vedrà ospiti scrittrici e studiose che offriranno una visione al femminile di quanto la cultura sia in grado di proporre.
Se siete da quelle parti, dunque, oggi e domani alle 19.00 l’appuntamento è a Su Postu, per immergersi in diretta nell’agorà di quella piccola polis che si chiama #Orani 

Su Postu in un dipinto di Mario Delitala

Orani: tracce d’arte nella Parrocchiale di S.Andrea

Orane no hat cresia prinzipale / ca sa c’hain si che l’han ghettada
(Orani non ha chiesa principale / perchè quella che avevano l’hanno butta giù).

Orani nel 1906. In primo piano "Campusantu vezzu"

Orani nel 1906. In primo piano “Campusantu vezzu”

Così inizia una vecchia canzone composta per prendere in giro gli oranesi che, nel 1816, furono costretti a demolire la copertura della Parrocchiale di S.Andrea, costruita nel XVI secolo, oramai pericolante e a rischio di crollo: rimasero in piedi solo le mura perimetrali e il campanile che ancora oggi

Interno della Parrocchiale

Interno della Parrocchiale

possiamo ammirare.
Il rudere di S.Andrea venne successivamente “riciclato” come cimitero e, sino al 1906 circa, ha assolto tale funzione ed è rimasto impresso nella conoscenza e nella parlata comune degli oranesi come “Campusantu vezzu”.
Con la demolizione della chiesa principale, le funzioni religiose vennero spostate nelle altre chiese del paese, in particolare in Santa Croce e nella chiesa di S.Giovanni Battista del Convento.
Si pose da subito il problema di costruire una nuova chiesa ma solo nel 1867, grazie al lascito di una nobildonna oranese, si riuscì a porre la prima pietra e ad avviare la costruzione della

"La gloria di S.Andrea" di Mario Delitala

“La gloria di S.Andrea” di Mario Delitala

nuova Parrocchiale in stile neoclassico, progettata dall’architetto nuorese Giacomo Galfrè.
La vicenda di tale costruzione risultò alquanto travagliata e, tra dispute ereditarie, liti con le imprese e mancanze di fondi, si arrivò alla consacrazione della nuova Parrocchiale nel 1932, sessantacinque anni dopo la posa della prima pietra. Ma se l’interno della chiesa era ultimato, i lavori di sistemazione all’esterno continuarono ancora per qualche anno e, di fatto, furono definitivamente conclusi intorno al 1960. Chi vuole approfondire le vicende della parrocchiale di S.Andrea può consultare

Retablo del XVI secolo

Retablo del XVI secolo

il libro “Orani. Storia e testimonianze di un popolo”, di Giacomino Zirottu, Ed. Solinas, Nuoro 2000.

Dopo la sua inaugurazione, la Parrocchiale è stata impreziosita da una serie di interventi artistici tra i quali assume notevole importanza la sistemazione dell’altare maggiore, conclusa nel 1955, ad opera dell’artista oranese Mario Delitala (1887/1990). Con tale intervento la Parrocchiale ha assunto l’aspetto definitivo che ancora oggi possiamo ammirare.

"S.Antonio Pacificatore" di Mario Delitala

“S.Antonio Pacificatore” di Mario Delitala

Sull’altare, che presenta la base in marmi policromi eseguita intorno al 1930 dalla ditta Tilocca di Sassari, venne collocata l’opera pittorica che raffigura l’ascesa in cielo di S.Andrea, appositamente realizzata da Mario Delitala. L’Artista, che dal 1949 ricopriva la carica di Direttore dell’Istituto Statale d’Arte di Palermo, progettò e fece realizzare in Sicilia anche la parte lignea dell’altare costituita dalla cornice in legno per il dipinto e dai due angeli inginocchiati posti ai lati. Delitala dipinse il Santo che ascende al regno dei cieli, circondato da un nugolo di cherubini che sorreggono la croce. Per la realizzazione dell’opera il pittore fece posare diversi bambini del paese: fu così che a Orani S.Andrea si avviò a conquistare il

Formella della Via Crucis

Formella della Via Crucis

Paradiso accompagnato dai gioiosi sorrisi di Mario Bruno (Bruneddu “Quaranta”), Giuseppe Bande, Mario Loddo e Giovanni Puggioni.
Mario Delitala, già in passato, aveva avuto modo di intervenire nella Parrocchiale di Orani quando aveva effettuato il restauro del retablo cinquecentesco proveniente dalla chiesa di Santa Maria e ora collocato sopra la porta della sagrestia di destra. Nel 1956 l’artista dipinse il quadro “S.Antonio Pacificatore”, collocato nell’altare della navata di destra. Tale dipinto colmò un vuoto

"S.Francesco predica agli uccelli" di Stanis Dessy

“S.Francesco predica agli uccelli” di Stanis Dessy

nella parete del lato sinistro dell’altare, visto che il lato destro era occupato dal dipinto “S.Francesco predica agli uccelli”, realizzato da Stanis Dessy nel 1932 durante una delle frequenti visite effettuate dall’artista a Orani. Il dipinto, molto curato nei dettagli e nei particolari dei volatili ritratti, ha tra l’altro una curiosa particolarità in quanto, per il frate compagno di S.Francesco, fece da modello il pittore sassarese Mauro Manca.
Nel 1961 Delitala interviene ancora nella parrocchiale e firma un paio delle formelle in ceramica della Via Crucis realizzata in collaborazione con il fratello Franceschino, noto medico ortopedico che, però, si dilettava di pittura con risultati più che dignitosi. Lo dimostrano i due dipinti posizionati nella navata di sinistra della Parrocchiale, raffiguranti San Pietro e San Paolo che, per stessa ammissione di Franceschino Delitala, “parevano tolti dalla cornice della Pinacoteca vaticana, in cui stanno a ricordare l’opera pittorica di fra Bartolomeo della Scala”.

"San Pietro" di Franceschino Delitala

“San Pietro” di Franceschino Delitala

"San Paolo" di Franceschinoo Delitala

“San Paolo” di Franceschinoo Delitala

Mario Delitala, pittore en plein air

Si dice che le passioni vere son quelle che ti catturano sin dall’infanzia. Per quanto mi riguarda posso confermare che la passione per l’arte mi ha conquistato quando ancora ero bambino. Disegnare e dipingere per me è sempre stata un’esigenza, e mai ho trascurato questa passione.
D’altronde, avendo vissuto a Orani sino all’età di diciotto anni, era facile farsi conquistare, visto che proprio Orani è stata la patria di due “mostri sacri” dell’arte del 900: Costantino Nivola e Mario Delitala.
Io ho avuto la fortuna di conoscerli entrambi, e di entrambi conservo un ricordo indelebile.

Mario Delitala, Autoritratto 1917

Mario Delitala, Autoritratto 1917

Ho conosciuto Nivola che ero già grande (del mio incontro con lui ho raccontato tutto nel libro “Il Nivola ritrovato”), mentre ho conosciuto Mario Delitala che ero bambino. Quand’ero piccolo, nei primi anni ’60, era facile incontrare Delitala impegnato a dipingere dal vero qualche scorcio di Orani e, normalmente, intorno a lui si formava un capannello di bambini incuriositi dall’artista al lavoro. Io ero sempre l’ultimo a venir via, rapito dalla tecnica pittorica, soprattutto quando Delitala utilizzava la spatola. Ricordo che una volta, avrò avuto 7 o 8 anni, ebbi anche “l’onore” di accompagnarlo fin sotto casa e di portare la sua cassetta dei colori: tornai a casa felice!

Ricordo, un’altra volta, che noi bambini andammo a Istolo, dove a quel tempo c’era il campo sportivo, per giocare a pallone. Lì, in un angolo appartato, c’era Delitala, intento a dipingere una veduta verso il monte di Oddocaccaro. Ovviamente tradii il pallone per l’artista e, finché “Don Mario”, come tutti lo chiamavamo, rimase lì, non mi schiodai dalle sue spalle.

Ho ripensato in questi giorni a quei momenti accanto all’artista perché ho avuto modo di acquistare su un sito internet alcune vecchie foto di Orani.
Si tratta di foto particolari databili tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, realizzate con stampa foto-grafica aristotipica su carta baritata leggera; un sistema di stampa ottenuto per sovrapposizione sulla carta del negativo su lastra, esposizione diretta alla luce e successivo bagno di fissaggio.

foto 1 020Alcune di queste foto ritraggono panorami e donne in costume, mentre una ritrae la famiglia Delitala al completo, con il padre Bardilio e la Madre Adelaide Corti (Mario è il bambino col gonnellino seduto sulle gambe del padre). La stessa foto, tra l’altro, è stata pubblicata a pagina 265 della monografia “Mario Delitala”, curata da Maria Luisa Frongia, edita dalla Ilisso nel 1999.

foto 2 021 seppiaMa la foto più interessante (e a quanto mi risulta, inedita) è quella che ritrae un gruppo di persone sedute sull’erba. Da un attento esame è possibile scoprire un giovanissimo Delitala, con tanto di cavalletto, intento a dipingere. La foto è databile intorno al 1907 e quindi Delitala aveva appena 20 anni, essendo nato nel 1887.

copertina

La donna al centro, vista la somiglianza con il ritratto del 1911 riprodotto in copertina del libro di M.L.Frongia di cui sopra, potrebbe essere la sorella Anita.

foto 2 021 bis

La foto è stata scattata presso Orani, in località Otzeu, più o meno nel punto dove oggi la strada per Nuoro si biforca con la strada per Gonare, e dove il panorama offre una splendida veduta, da un lato verso i monti di Oliena, che infatti si intravvedono in lontananza nella foto, e dall’altro verso il monte di Gonare, la cui forma conica si distingue nel dipinto sul cavalletto.
Una bella testimonianza, dunque, di quella propensione di Delitala per la pittura en plein air che gli permise di realizzare capolavori infiniti.

Nivola e la xilografia

Nel 1926 Costantino Nivola, all’età di 15 anni, lascia Orani per seguire il pittore Mario Delitala, incaricato di decorare l’aula magna dell’Università di Sassari. Nivola, in questo periodo di apprendistato, inizia a muovere i primi passi artistici avendo come modello la pittura di Delitala e le diverse pubblicazioni d’arte a cui il pittore di Orani era abbonato.
Sono gli anni che vedono trionfare l’arte di Sironi e Carrà, artisti che, indubbiamente, influenzano il giovane Nivola.
Ma sono anche gli anni in cui si assiste a una rinascita della xilografia (una forma artistica basata sulla creazione di matrici di legno incise e, dopo opportuna inchiostratura, sulla successiva realizzazione di stampe su carta), grazie soprattutto alla rivista L’Eroica, fondata nel 1911 da Ettore Cozzani.
In tale opera di rinascita, un ruolo di primo piano lo giocarono alcuni dei più importanti artisti sardi: Giuseppe Biasi, Mario Mossa De Murtas, Stanis Dessy, Remo Branca e Mario Delitala.
Soprattutto Branca, Dessy e Delitala diedero un’impronta fortemente caratterizzata da elementi sardi a tale forma di espressione artistica, tanto che L’Eroica non esitò a parlare di “Scuola Sarda”, dedicando agli artisti isolani alcuni numeri monografici.
A Mario Delitala fu dedicato il n° 158 dell’ottobre 1931, con la riproduzione di dodici xilografie originali, e, in “comproprietà” con Dessy, il n° 192/193 di agosto/settembre 1934 (Sei xilografie originali di Dessy e quattro di Delitala).

senza titolo (1930)

Nivola, dunque, nel periodo passato a fianco di Delitala, ebbe modo sicuramente di vedere il maestro all’opera e di apprendere la tecnica dell’incisione su legno.
Risalgono a quel periodo, infatti, le uniche tracce di Nivola xilografo e alcune sue realizzazioni risultano esposte alla II Sindacale di Cagliari del 1931 e alla IV sindacale di Cagliari del 1933.

i fraticelli di S.Antonio (1930)

Oggi sono note solo tre xilografie di Nivola, realizzate tra il 1930 e il 1931.
E se nella xilografia senza titolo del 1930, come nei primi lavori pittorici, prevalgono gli influssi modernisti di Sironi e Carrà, nelle altre due ritroviamo forti richiami “regionalisti” che ricordano l’opera pittorica di Giuseppe Biasi, soprattutto nel dettaglio delle case, tipicamente sarde,

Gesù e i fanciulli (1931)

nel “Gesù e i fanciulli” e nel richiamo alla facciata della chiesa del Rosario di Orani nei “Fraticelli di S.Antonio”.
Una testimonianza importante degli esordi artistici di Nivola, dunque, che conferma come, anche nella xilografia, il giovane artista viveva la contemporaneità, prestando una attenzione particolare a artisti, movimenti e avanguardie che caratterizzavano in maniera preponderante il gusto e le tendenze del periodo.

1911: nasce “L’ EROICA”

il primo numero de L'Eroica del 1911

La rivista “L’Eroica”, fondata aLa Spezia nel 1911 da Ettore Cozzani e Franco Oliva, spicca nel panorama del Novecento italiano per il vasto dibattito culturale che riuscì a sviluppare.
Nata per affermare la supremazia della creatività rispetto all’invadenza  della riflessione critica, puntò molto sull’impegno “artigianale” dei diversi collaboratori, in contrapposizione al rischio di appiattimento del gusto nella società industriale.
La veste grafica e l’uso di xilografie originali, dunque, assunsero molta importanza, diventando la caratteristica più saliente della rivista  ed elemento qualificante dei contenuti.

1915: numero dedicato agli xilografi italiani

La scelta della xilografia non fu casuale. Tra le pratiche incisorie, infatti, è la più antica e la più “naturale”. Lascia intravedere la venatura del legno e il “tratto” dell’artista che, con la sgorbia, crea le matrici per l’incisione.
In questa riscoperta della xilografia, “L’Eroica” rientra in quel filone che, già dalla fine dell’Ottocento, soprattutto nell’ambiente delle secessioni e del modernismo europeo, aveva rivalutato tale tecnica, relegata, prima di allora, a livello di arte popolare.
L’Eroica conosce due periodi ben distinti: il primo dal 1911 al 1915, sicuramente più interessante per qualità

Numero dedicato a Remo Branca

artistica e dibattito estetico e ideologico. Il secondo dal 1919 al 1944 dai connotati più conservatori.
I primi numeri della rivista sono dominati dalla figura di Adolfo de Carolis, autore di incisioni caratterizzate da raffinati preziosismi neo-rinascimentali. In questo periodo collaborano alcuni artisti, come Francesco Nonni, Carlo Turina, Mario Reviglione, Benvenuto Disertori e l’austriaco Franz von Bayros, molto vicini allo stile di de Carolis. Non mancano, comunque, contributi di artisti più orientati verso il modernismo, quali Felice Casorati, Arturo Martini-Della Valle, Gino Carlo Sensani, Guido Marussig, Giulio Aristide

Fascicolo dedicato a Stanis Dessy

Sartorio,  se non addirittura caratterizzati in senso più espressionista, come Emilio Mantelli, Lorenzo Viani, Gino Rossi, Moses Levy.
Nel dibattito culturale sulla rivista, le due tendenze si scontrano e, nel 1914, si viene a creare una divergenza insanabile tra i seguaci di De Carolis e i promotori della nuova espressività che fanno capo a Emilio Mantelli, divergenza che si incentra proprio sull’uso del mezzo tecnico della xilografia. Il gruppo “secessionista” riesce a prevalere e un articolo di Ettore Cozzani sancisce l’insofferenza nei confronti della xilografia usata come mezzo di riproduzione di

Fascicolo dedicato a Mario Delitala

un disegno chiaroscurato e dai contorni molto netti, a prescindere dalle caratteristiche intrinseche del materiale e dei mezzi.
Lo “spartiacqua” tra la scuola di De Carolis e il nuovo gruppo di xilografi, è costituito dal Fascicolo de L’Eroica di Gennaio/marzo del 1915, dedicato agli xilografi italiani, e impreziosito dalle xilografie originali di Lorenzo Viani, Alberto Caligiani, Mario Mossa de Murtas, Nicola Galante, Guido Marussig, Arturo Martini della Valle, Giulio Guerrieri, Emilio Mantelli, Felice Casorati, Moses Levy, Antonio Antony de Witt, Gino Carlo Sensani, M.Benvenuto Disertori, Giuseppe Biasi.
Come si può notare, nella schiera dei “secessionisti”, c’erano anche i sardi Mossa de Murtas e Biasi la cui collaborazione a L’Eroica, comunque, si limitò esclusivamente a questo numero.
Con la ripresa delle pubblicazioni nel 1919, L’Eroica abbandonò, in parte, lo spirito che l’aveva animata nei primi anni, anche se continuerà a mantenersi fedele al suo antiavanguardismo.
Cozzani diventa promotore instancabile della rivista, coinvolgendo artisti e autori italiani e non.
Tra i tanti collaboratori si distinguono i sardi, Mario Delitala, Stanis Dessy e Remo Branca che vedranno pubblicate in più occasioni le loro incisioni ed ai quali saranno dedicati anche alcuni fascicoli monografici: Tale affermazione porterà critici ed estimatori a parlare apertamente di una “Scuola sarda” per quanto rigurda la xilografia.
La rivista è stata pubblicata fino al 1944 per un totale di 310 numeri e, come ha scritto Ralph Jentsch, “rappresenta un monumento editoriale, un repertorio fondamentale per osservare i mutamenti dello stile e l’oscillazione del gusto in un trentennio, oltre a permetterci la riscoperta appassionata di tanti artisti dimenticati”.

Il satiro e la vergine

Francesco Delitala, ortopedico di fama mondiale, era nato a Orani nel 1883. Con il fratello Mario, illustre artista vissuto sino a 103 anni, ha condiviso la longevità visto che anche Francesco, morto nel 1983, ha toccato il traguardo dei cent’anni.
Nella sua lunga carriera universitaria ha insegnato clinica ortopedica a Padova, Napoli, Venezia e quindi a Bologna, dove ha diretto l’Istituto Rizzoli sino al 1953.
I suoi contributi scientifici sono innumerevoli e riguardano le varie branche dell’ortopedia.
Gli interessi di “Franceschino” Delitala, comunque, non si limitavano all’ortopedia, ma spaziavano dall’arte vera e propria alla grande competenza nella storia della medicina e nelle medaglie antiche.
Tutte queste passioni sono raccolte nel volume “Il satiro e la vergine”, apparso nel 1971 per l’edizione della “Stamperia napoletana”.
Il volume venne pubblicato a cura degli allievi veneziani di Delitala (1920-1935) per commemorare i cinquant’anni dall’inizio del suo insegnamento.
Il libro, che nella copia in mio possesso ha anche una dedica autografa al frontespizio, raccoglie racconti e aneddoti, in massima parte autobiografici, con alcune spassosissime scenette legate agli esordi della sua professione quando esercitava l’attività di medico condotto tra Fonni e Orune. Delitala racconta di una volta che venne pagato con un cavallo o di quando dovette intervenire per dirimere una questione su un asino a cui erano state mozzate le orecchie.

La chiesa diroccata di S.Andrea, "campusantu vezzu", in un mio disegno del 1999

Racconta anche di quando era studente a Sassari, e rammenta un episodio strettamente legato a uno dei luoghi storici di Orani, quella chiesa diroccata, dagli oranesi conosciuta come “campusantu vezzu” (vecchio cimitero) perche per anni aveva assolto a tale funzione. Scriveva, infatti, “… Nei primi anni di università … nessuno mi superava per la passione che mettevo nello studio dell’anatomia…. Ero diventato un personaggio indispensabile perché rifornivo l’Istituto di crani, di ossa lunghe e corte, alla rinfusa, per tutto l’anno. La miniera da cui estraevo tanto materiale era l’ossario del cimitero di Orani, una chiesetta semidiroccata e priva di tetto, in cui da secoli si accumulavano le ossa degli oranesi, dopo aver passato i dieci anni regolamentari di onorata sepoltura. E poiché  erano esposte alle intemperie, al caldo, alla pioggia ed al gelo diventavano bianche, lucenti, pulite come l’avorio. Certamente scavavo anche tra le ossa dei miei avi, che spero mi abbiano perdonato.
Prima di partire per Sassari, durante le vacanze facevo la cernita, ne  riempivo una valigia di fibra, la legavo a croce con lo spago e partivo; venivo fermato regolarmente alla cinta daziaria, rigorosa perché doveva reprimere il contrabbando delle salcicce e dei prosciutti. <<Niente di dazio?>>. <<Ossa di cristiani>>. <<Aprire>>. E quando vedevano che il contenuto corrispondeva alla dichiarazione fuggivano inorriditi.”
Ma a Orani Francesco Delitala ha lasciato anche traccia della sua arte pittorica. Vi sono, infatti, nella parrocchiale del paese due dipinti che riproducono San Pietro e San Paolo che, per stessa ammissione di Delitala, “parevano tolti dalla cornice della Pinacoteca vaticana, in cui stanno a ricordare l’opera pittorica di fra Bartolomeo della Scala”.
Dunque, se vi capita di trovare in qualche bancarella “Il satiro e la vergine”, non fattevelo sfuggire. E se qualche editore ne ha voglia, può sempre provare a ristamparlo: è un libro bello da leggere e da far conoscere.