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Tziu Nino Masini, suonatore di ballo sardo

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Le due immagini del ballo in piazza sono del grande fotografo Franco Pinna (La Maddalena 1925 – Roma 1977). La foto a colori è tratta dal volume “Sardegna” della collana Tuttitalia, dedicata alle regioni italiane e pubblicata dall’Istituto Geografico De Agostini di Novara nel 1963, mentre la foto in bianco e nero è tratta dal volume “Sardegna una civiltà di pietra”, della collana Italia nostra, pubblicata dall’Automobile Club d’Italia nel 1961.
Pinna faceva parte dello staff che negli anni ’50 percorse il Meridione d’Italia e la Sardegna per documentare le tradizioni popolari delle genti del Sud. Quella ricerca, coordinata da Ernesto De Martino, permise di mettere insieme una sterminata documentazione fotografica e audio visiva sulle principali manifestazioni folcloriche, ancora vive alla fine degli anni ’50.
Le due foto riprodotte, scattate a Orani in Piazza S.Croce, come si può notare dagli impianti di registrazione approntati in piazza, vennero realizzate in occasione di una campagna documentaria sul Carnevale in Sardegna promossa dal Centro Nazionale Studi Musica Popolare di Roma in collaborazione con l’Accademia di S.Cecilia e con la RAI.
tziu nino 2Nelle due foto il suonatore impegnato all’organetto è tziu Nino Masini che del ballo sardo era un vero e proprio virtuoso. Suonava l’organetto con grande maestria e con lui la piazza si animava per quel ballo trascinante e oltre modo coinvolgente. Il suo “dillu” prolungato era una vera e propria gara di resistenza che solo i ballerini più abili riuscivano a portare in fondo. La figlia di Ziu Nino, Paola, apprezzata per le sue composizioni poetiche, in un verso scrive: “…ricordo con amore il babbo quando / suonava l’organino in piazza santa Croce / sprigionando nell’aria, come d’incanto,/ note gioiose, allegri motivi…
Nel 1961, a conclusione della campagna di raccolta di materiale folclorico, a tziu Nino venne rilasciato anche un attestato di riconoscimento per il contributo dato, soprattutto in occasione delle ricerche sul Carnevale in Sardegna.
Ed eccola la lettera, riprodotta integralmente, grazie a Gonario Noli, genero di tziu Nino, che l’ha messa gentilmente a disposizione.

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La festa di Gonare in un brano di Grazia Deledda

Cumbessias e santuario in una foto dei primi del '900

Cumbessias e santuario in una foto dei primi del ‘900

“I venditori ambulanti vigilavano le loro mercanzie di latta, e gridavano i prezzi e lanciavano scherzi grossolani alle ragazze che passavano; donne di Tonara, strette fasciate in un ruvido costume, insensibili al sole e ai rumori della folla, misuravano nocciuole o segavano e vendevano i loro torroni bianchi che si scioglievano al caldo.

Sotto capanne di frasche i negozianti esponevano le loro stoffe d’occasione; lo scarlatto sanguinava al sole, i broccati scintillavano; tutta una flora inverosimile sbocciava sui fazzoletti e gli scialli paesani.

E intorno alle botti e alle bottiglie dei liquori si accalcavano comitive d’uomini, di amici nuovi e d’amici vecchi incontratisi per caso lassù, e fra i quali spiccava con bizzarro contrasto la figura di qualche borghese. E il vino e i liquori rallegravano l’anima dei fieri paesani: e l’acquavite odorava con un profumo di fiore fatale.

Maria e le compagne mangiarono e poi indossarono la tunica e si avviarono nuovamente verso la chiesa.

Il sentiero s’allargava, aspro, a scalinata, quasi tutto tagliato sulla roccia, fra massi enormi e macchie e alberi sempre più selvaggi e contorti. I costumi colorati delle donne sfolgoravano sullo sfondo luminoso della salita; le voci si perdevano nel silenzio puro delle cime incoronate d’azzurro.”

Tratto da La via del male, Torino, Speirani e Figli, 1896

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La cartolina, edita da S.Porca di Sassari verso il 1910, Mostra le carovane che si radunavano presso il santuario della Madonna di Gonare, per la novena e per la festa dell’otto settembre.
Lo scorcio della foto mostra il tratto di strada che porta dal piazzale delle cumbessias verso la ex colonia

Tutti a Gonare!

 Nel numero di Luglio del 1913, la rivista cattolica “Pro Familia”, che si proponeva “l’elevazione morale, artistica e letteraria degli italiani”, pubblicava un servizio sulla visita pastorale del vescovo Ernesto Piovella nella Barbagia di Ollolai.
Tra le tappe della visita era incluso anche il Monte Gonare dove il vescovo, come riportava il giornale, “consacrò solennemente il santuario della Vergine che vi si trova sulla cima, meta di una devozione tenera e costante dei popoli circonvicini”.
Di quella visita il giornale pubblicava anche una foto dove mons. Piovella, con lo sfondo della chiesa, appariva circondato da una moltitudine di persone, uomini e donne, tutti in costume.

 

Più o meno agli stessi anni risale un’altra foto scattata a Gonare. Anche in questo caso la stragrande maggioranza delle persone indossa ancora il costume, ma già si intravvedono diverse persone vestite “a sa civile”, con l’esibizione di tanto di paglietta.
La foto mi è stata fornita dal Sig. Claudio Mecacci, collezionista, che ha voluto condividere la mia passione per Orani e le sue tradizioni.

 

Una terza foto risalente agli anni ’40, scattata davanti alle vecchie cumbessias di Gonare, invece, immortala un momento di festa con le persone schierate in un giro di ballo sardo.
Si riconosce, con la camicia bianca al centro del ballo, tziu Angelinu Carbone, mentre la donna con la blusa chiara accanto all’uomo con camicia bianca e capello, è tzia Luisedda Chironi.
Dei due uomini anziani in cima alla fila (uno in costume e uno no), non so i nomi. So però che erano due zii di mio nonno Mereu.

 

E allora, visto che tra pochi giorni, il 25 marzo, a Gonare ci si va per rinnovare l’appuntamento primaverile, con la montagna e con la festa, pubblico una foto mia con i miei amici, scattata in occasione della festa del 1972. Non è una foto “antica”, e anche se se li porta bene, ha comunque quarant’anni.

Gonare: quando alla festa s’andava a cavallo

La “Piccola collezione Margherita” è una collana di libriccini (cm 7,5 x 24,5) pubblicata dall’Editore Enrico Voghera di Roma ai primi del ‘900.
Della collana fa parte anche il volume “Sardegna leggendaria” scritto da Stanis Manca e pubblicato nel 1910. Il libriccino, come riporta il sottotitolo, raccoglie “vecchie cronache ed antiche escursioni” dell’Autore, critico e giornalista, nato a Sassari nel 1865 e morto a Milano nel 1916, che dal 1898 al 1913 curò ininterrottamente una rubrica di recensioni teatrali sulla Tribuna di Roma.
Il volume, che esiste anche in una ristampa anastatica del 1989, curata dalla GIA Editrice di Capoterra,  tra i vari capitoli, ne dedica uno alla festa di Gonare.
Leggere come cent’anni fa era vissuta la festa è abbastanza divertente. Innanzitutto ci si rende conto, ad esempio, di come era difficoltoso affrontare distanze che oggi, in auto, si percorrono in 30 minuti. Scrive, infatti, Manca: “L’itinerario che si doveva seguire era questo. Andare da Nuoro ad Onniferi – una stazione di campagna – in ferrovia, di là prendere la carrozza che porta al villaggio d’Orani, dove avremmo pranzato. Quindi a cavallo ci dovevamo recare ad un altro villaggio, a Sarule, dove avremmo pernottato, ed infine, all’alba dell’indomani, sempre a cavallo, dovevamo ascendere la montagna di Gonari – meta della nostra gita – per arrivare sulla sua cima dove, attorno ad una chiesetta, si celebrava una delle feste più attraenti della regione.”
Manca si sofferma sulla storia del santuario e sulla sua fondazione da parte di Gonario di Torres. Continua poi descrivendo la moltitudine di persone accorse per la festa: “centinaia e centinaia di cavalli erano legati ai tronchi degli alberi, presso cui tranquillamente pascolavano, e sopra la spianata si stendeva un vero accampamento orientale con capanne improvvisate, casuccie mezzo diroccate, perché costruite chissà quanti anni prima, e baracche di venditori di ogni genere e specie”. E ancora: “Mentre salivamo a visitare la chiesetta, le donne che ci precedevano camminando per lo stretto e ripido viottolo che mena al tempio, formavano sul verde della montagna – coi loro sfarzosi costumi di gala – delle curiose macchie di rosso e di giallo, quasi fossero enormi rosolacci o girasoli”.
Manca conclude la sua cronaca raccontando quello che, a suo dire, è il vero motivo della festa: “…ebbe principio l’immane pasto, che durò parecchie ore, protraendosi tra le giocose canzoni, che s’intramezzavano tra una portata e l’altra. Questa è la vera solennità di Gonari; un inno al palato ed all’estetica; un succolento pranzo innaffiato da vini generosi, con un panorama magnifico innanzi agli occhi; e nient’altro”.
L’avvenimento non ha forse più il fascino di un tempo, ma se qualcuno a voglia di provare “in diretta” l’ebbrezza della festa sul Monte Gonare, ha due occasioni: il 25 marzo, quando durante “sa esta e vintichimbe” viene distribuito il pane benedetto a tutti i pellegrini, oppure l’8 settembre quando si celebra la festa vera e propria con tanto di novena religiosa che, nei giorni precedenti, richiama centinaia di persone nel piazzale delle cumbessias e nel santuario.

Gonare in un mio acquerello del 1999