Archivi tag: narrativa

La tomba del gigante

“Il viaggio, circa due ore di salita per un sentiero appena tracciato fra i dirupi, gli avvallamenti, il bosco, fu attraversato a piedi dalle ragazze pazzamente felici ed ebbre di quella meravigliosa mattina di agosto, mentre un carro tirato da buoi e carico di masserizie e provviste, le seguiva traballando sui sassi e gli sterpi. La prima sosta, breve, fatta non per stanchezza ma per divertimento, fu al cominciare del bosco fitto, sotto una strana pietra poggiata su altre e detta la tomba del gigante. Sembrava una grande bara, di granito, coperta da un drappo di musco, solenne nella vasta solitudine del luogo. Un tempo, diceva la leggenda, i giganti abitavano la montagna, e uno di essi, a turno, vigilava l’ingresso della foresta: l’ultimo, si stese per morire sulla pietra di confine, che si richiuse su di lui e ancora custodisce il suo corpo.
Era davvero, quello, l’ingresso al mondo degli eroi, dei forti, di quelli che non possono concepire pensieri meschini; e Cosima toccò il masso, come in altri luoghi abbelliti di leggende sacre, si tocca la pietra dove si sia riposato qualche santo”.

Brano tratto da pagina 93 del libro “Cosima” di Grazia Deledda nella bella edizione Mondadori del 1947 con sopracoperta e illustrazioni di Aligi Sassu.

“Pietro Burlone e l’avaro” ovvero le storie di “Predu trampas”

C’era nel Campidano un usuraio, uno di quegli uomini cui piace sfruttare la gente. Sentiva parlare dagli operai dell’esistenza di un certo Pietro Burlone.
— Mah, — diceva — già vorrei incontrarlo questo Pietro Burlone! Dove sarà?
— Eh, vada e lo cerchi, abita in tale paese, vada e lo cerchi Un giorno ha inforcato un bel cavallo con una bella sella,
sproni, s’è vestito con una abito di panno rigato, una giacca alla cacciatora, un bel cappello ed è uscito.
Se n’è uscito quest’uomo e ad un certo punto ha trovato un ragazzino, mezzo stracciato e che gli ha domandato:
— Dove va lei?
Ha risposto:
— Sto andando in cerca di Pietro Burlone.
Ha detto;
— Pietro Burlone sono io!
— Accidenti! Proprio trovato! Proprio te stavo cercando, — ha detto — me la faresti una burla?
— Sì, potrei farla, — ha detto, — ma non ho gli attrezzi, non ho gli attrezzi per farle una burla.
— E come vorresti fare per…
— Eh, — ha detto, — basta che mi diate il cavallo e vado a casa a prendere gli attrezzi per farle lo scherzo.
— E prendi il cavallo!
Quello si è seduto sul cavallo, ma siccome pungeva con gli sproni e tirava con le briglie, il cavallo non camminava.
— Eh, — ha detto, — non cammina, bisogna che mi diate anche il vestito.
Quello si è spogliato di tutto il vestito l’altro è risalito a cavallo e ha rifatto lo stesso tranello: pungeva con gli sproni e tirava con le briglie.
— No, — ha detto, — bisogna che mi diate anche il cappello.
E gli ha dato il cappello e quello è partito.
È partito Pietro Burlone u un bel cavallo, ben vestito… A un certo punto, cammina cammina, ha visto una compagnia di cacciatori con tutti i cani.
Ha gridato:
— Oh, oh! Cacciatori!
— Che cosa vuole?
—Ho visto un coniglio, ma bello! — ha detto.
— E dove?
— In quel cespuglio di rovi.
Hanno aizzato i cani verso il cespuglio di rovi e c’era quell’uomo nudo. C’era quell’uomo, poveretto, in quel cespuglio di rovi. E i cani: — Bau, bau, bau!
— Eh, cosa fate, cosa fate, ci sono io!
— E com’è che siete rimasto così? — hanno chiesto i cacciatori.
— Eh, — ha detto, — ho dato il cavallo a Pietro Burlone per andare a prendere gli attrezzi per farmi una burla!
— Una burla più grande di questa non esiste! — hanno detto i cacciatori.
Questo e altri racconti popolari incentrati sulla figura di Pietro Burlone, “Predu trampas”, erano molto diffusi in Sardegna. Ricordo da bambino, le sere davanti al caminetto, in un epoca non ancora dominata dalla televisione, quando mio padre ci raccontava le storie di Predu trampas e le sue “trampajolas”, gli attrezzi per burlare: una sorta di storia infinita, ogni volta con una variante o un finale diverso.

Il racconto è tratto dal bel volume “Il bandito pentito e altri racconti popolari sardi”, a cura di Chiarella Addari Rapallo, edito dalla EDES di Cagliari nel 1977. I racconti sono frutto di ricerche “sul campo” effettuate in tutta la Sardegna negli anni 60 e 70 e sono stati trascritti rispettando fedelmente la traduzione letterale dal sardo all’italiano.
La bella illustrazione in copertina, e le illustrazioni interne del volume, sono dell’artista Primo Pantoli.

Farci, Marongiu e i “Racconti di Sardegna”

Lo scrittore sardo Filiberto Farci (nato a Seui (Nu) nel 1882 e morto a Cagliari nel 1965) è stato autore di innumerevoli libri e articoli, sempre dominati dalla sua grande passione per la Sardegna e le sue tradizioni.
Farci, che alla fine degli anni ’20 aveva abbandonato l’attività di docente nelle scuole per sfuggire al rigido controllo che il governo fascista andava esercitando nell’ambito dell’istruzione, si dedicò in particolar modo alla narrativa per ragazzi. Nel 1939 uscì il volume Racconti di Sardegna che, negli anni, è stato più volte ristampato, fino a una edizione del 2003 a cura della Casa Editrice Edes di Cagliari.
Le copie in mio possesso sono rispettivamente del 1939 e del 1947. sono edite dalla SEI (Società Editrice Internazionale) di Torino e hanno sia la copertina che le illustrazioni interne di Anna Marongiu.
Anna Marongiu, artista nata a Cagliari nel 1907, perì tragicamente in un incidente aviatorio a Ostia, nei pressi di Roma, il 30 luglio 1941. Di lei rimangono numerosi lavori, soprattutto incisioni, tra cui alcune bellissime con scorci e vedute di Cagliari.
Sia Farci che la Marongiu meriterebbero una riscoperta, una maggiore valorizzazione, in modo da farli conoscere a un pubblico più ampio rispetto a quello relegato entro i confini della Sardegna.