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Eligio Pintore, pittore del Risorgimento

Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, a cura della rivista “Il Convegno” di Cagliari, venne pubblicato un volume, “Sardegna e Risorgimento”, dove venivano ricordate alcune figure di personaggi sardi che avevano contribuito ai fatti risorgimentali e all’Unità d’Italia.
Scritti di Pietro Leo, Agostino Cerioni, F.Loddo-Canepa, Nicola Valle, e altri, ricordavano le figure di Gaeteno Lai, Mario De Candia, Goffredo Mameli, ecc.
Pietro Leo, nel capitolo da lui curato (“La Sardegna e l’Unità d’Italia”), tra gli altri personaggi, ricorda il pittore Eligio Pintore, nato a Bonorva nel 1831 e morto a Genova nel 1914, di cui aveva già tracciato figura e opera in uno scritto del 1947 (Pietro Leo, “Un pittore sardo del Risorgimento Eligio Pintore”, Sassari, Tip. Gallizzi, 1947).
Pintore, lasciò la Sardegna, probabilmente in quanto richiamato militare. Tant’è vero che nel 1856 faceva parte del contingente piemontese inviato da Cavour in Crimea. In quell’occasione Pintore assunse quasi una funzione da reporter, realizzando una serie di acquarelli (oltre 70) con scene riprese dal vero che rendono l’atmosfera della vita quotidiana nel campo militare. Questi acquerelli sono conservati nel Museo del Risorgimento di Genova, città dove Pintore visse e lavoro.
Nel volume “Sardegna e Risorgimento” sono riprodotti due acquerelli di Pintore, tra cui un ritratto di Garibaldi, probabilmente realizzati durante le campagne militari del 1860/1861 a cui l’artista partecipò.
Di Eligio Pintore rimangono poche opere e scarse notizie sulla sua vita (oltre allo scritto di Pietro Leo, il bel volume della collana Storia dell’Arte in Sardegna, “Pittura e scultura dell’800” di Maria Grazia Scano).
Sappiamo che a Genova, tra il 1868 e il 1870, collaborò come vignettista e caricaturista al giornale “Lo Specchio” e che nel 1885 illustrò un testo scolastico (L’aritmetica di Ninì, di Antonio Pastore). Sempre a Genova aveva uno studio frequentato da allievi (tra cui il pittore e illustratore Giovanni Ardy), e, nel 1892, in occasioni delle celebrazioni italo-americane per la scoperta dell’America, disegnò una medaglia commemorativa destinata ai visitatori dell’esposizione (realizzata dall’ incisore A. Bocelli di Milano) e i costumi del corteo storico.
I rapporti di Pintore con la Sardegna furono molto scarsi. Dal periodico popolare “La stella di Sardegna”, stampato a Sassari nel dicembre 1875, abbiamo notizia che realizzò il ritratto della suora di carità Lucia Mannu Ledà  e che “col semplice sussidio di una fotografia” realizzò “un ritratto pieno di vita e di anima…. Freschezza di colorito, morbidezza di tinte, purezza di contorno, sono i pregi che vanta questo bel ritratto del Pintore”. Sappiamo, inoltre, che concorse con scarso successo al bando per la decorazione della Sala delle adunanze del Consiglio Provinciale di Sassari, e che intervenne con alcune opere all’Esposizione Artistica Sarda a Sassari nel 1896.

Di Eligio Pintore posseggo un acquerello che, a quanto mi risulta, è l’unica opera di soggetto sardo di cui si abbia traccia. L’acquerello (cm 26 x 16) rappresenta un paesaggio con nuraghe e vecchio in costume, in primo piano, sul ciglio della strada. Sullo sfondo montagne con cime altissime che, certamente, non fanno parte del paesaggio tipico sardo, ma che rimandano a quello stile “neogotico” che a fine ‘800 imperversava nelle arti figurative e in letteratura. Un acquerello che, come ebbe a scrivere Orlando Grosso nel 1912 a proposito dei lavori di Pintore, fa rivivere una “serena comprensione della natura e del bello”.