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Gonare: quando alla festa s’andava a cavallo

La “Piccola collezione Margherita” è una collana di libriccini (cm 7,5 x 24,5) pubblicata dall’Editore Enrico Voghera di Roma ai primi del ‘900.
Della collana fa parte anche il volume “Sardegna leggendaria” scritto da Stanis Manca e pubblicato nel 1910. Il libriccino, come riporta il sottotitolo, raccoglie “vecchie cronache ed antiche escursioni” dell’Autore, critico e giornalista, nato a Sassari nel 1865 e morto a Milano nel 1916, che dal 1898 al 1913 curò ininterrottamente una rubrica di recensioni teatrali sulla Tribuna di Roma.
Il volume, che esiste anche in una ristampa anastatica del 1989, curata dalla GIA Editrice di Capoterra,  tra i vari capitoli, ne dedica uno alla festa di Gonare.
Leggere come cent’anni fa era vissuta la festa è abbastanza divertente. Innanzitutto ci si rende conto, ad esempio, di come era difficoltoso affrontare distanze che oggi, in auto, si percorrono in 30 minuti. Scrive, infatti, Manca: “L’itinerario che si doveva seguire era questo. Andare da Nuoro ad Onniferi – una stazione di campagna – in ferrovia, di là prendere la carrozza che porta al villaggio d’Orani, dove avremmo pranzato. Quindi a cavallo ci dovevamo recare ad un altro villaggio, a Sarule, dove avremmo pernottato, ed infine, all’alba dell’indomani, sempre a cavallo, dovevamo ascendere la montagna di Gonari – meta della nostra gita – per arrivare sulla sua cima dove, attorno ad una chiesetta, si celebrava una delle feste più attraenti della regione.”
Manca si sofferma sulla storia del santuario e sulla sua fondazione da parte di Gonario di Torres. Continua poi descrivendo la moltitudine di persone accorse per la festa: “centinaia e centinaia di cavalli erano legati ai tronchi degli alberi, presso cui tranquillamente pascolavano, e sopra la spianata si stendeva un vero accampamento orientale con capanne improvvisate, casuccie mezzo diroccate, perché costruite chissà quanti anni prima, e baracche di venditori di ogni genere e specie”. E ancora: “Mentre salivamo a visitare la chiesetta, le donne che ci precedevano camminando per lo stretto e ripido viottolo che mena al tempio, formavano sul verde della montagna – coi loro sfarzosi costumi di gala – delle curiose macchie di rosso e di giallo, quasi fossero enormi rosolacci o girasoli”.
Manca conclude la sua cronaca raccontando quello che, a suo dire, è il vero motivo della festa: “…ebbe principio l’immane pasto, che durò parecchie ore, protraendosi tra le giocose canzoni, che s’intramezzavano tra una portata e l’altra. Questa è la vera solennità di Gonari; un inno al palato ed all’estetica; un succolento pranzo innaffiato da vini generosi, con un panorama magnifico innanzi agli occhi; e nient’altro”.
L’avvenimento non ha forse più il fascino di un tempo, ma se qualcuno a voglia di provare “in diretta” l’ebbrezza della festa sul Monte Gonare, ha due occasioni: il 25 marzo, quando durante “sa esta e vintichimbe” viene distribuito il pane benedetto a tutti i pellegrini, oppure l’8 settembre quando si celebra la festa vera e propria con tanto di novena religiosa che, nei giorni precedenti, richiama centinaia di persone nel piazzale delle cumbessias e nel santuario.

Gonare in un mio acquerello del 1999