Storie di donne e di emancipazione

8 marzo, giornata della donna. Una giornata dedicata alle donne che, in Italia, venne festeggiata per la prima volta l’8 marzo del 1946 grazie all’iniziativa dell’UDI (Unione Donne Italiane) e grazie a un gruppo di parlamentari del PCI (Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei) che, per la prima volta, introdussero la mimosa come simbolo della giornata.
Una data che, nel tempo, ha assunto significati diversi e ha perso parte del suo significato originario, quando l’obiettivo primario era quello di evidenziare e favorire azioni e iniziative per l’emancipazione della donna.
Una emancipazione che, occorre ricordarlo, nell’Italia del ‘900 aveva proceduto a piccoli passi, con la strenua opposizione di un potere politico, saldamente in mano all’universo maschile, e con il deciso contrasto della Chiesa, propensa a considerare la donna solo come moglie e madre.
Le conquiste delle donne, dunque, hanno sempre dovuto fare i conti con un mondo ostile, chiuso a qualsiasi innovazione, pronto a osteggiare qualsiasi tentativo di “invasione” di attività o professioni considerate esclusivo appannaggio degli uomini.

nunziatina raggi (6)

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Non è stata poca la sorpresa, quindi, quando ho scovato una foto databile intorno al 1880 con il timbro di “Nunziatina Raggi – fotografista” con studio all’ultimo piano di via Tavoleria 1161 a Pisa.
Ho provato a fari ricerche su questa donna fotografa dell’800 ma non sono riuscito a reperire nessuna notizia. Ho potuto verificare, anzi, che in generale, scarseggiano le informazioni su donne fotografe e che, nei rari casi citati, vengono ricordate quasi esclusivamente in quanto mogli o sorelle di fotografi maschi.
Eppure la foto in questione dimostra una notevole capacita tecnica e una sensibilità non comune nel ritrarre il soggetto in posa. La qualifica “fotografista”, poi, non lascia dubbi: Nunziatella Raggi era una fotografa vera ed esercitava tale professione.

E la foto è lì a dimostrare e testimoniare un piccolo passo, già dalla fine dell’800, verso la parità di ruoli e verso il superamento di quelle divisioni sessiste spesso anacronistiche che relegavano le donne in ruoli secondari e marginali e che persistevano anche nella fotografia, come in tutto il mondo dell’arte, di cui la fotografia era considerata una sotto-branca.

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